C’è un delicato equilibrio dinamico di ogni specie non soltanto in rapporto alle altre, ma in relazione alla globalità dell’ambiente interno ed esterno. Questa è l’armonia della vita, un’esperienza profonda di relazione. Possiamo immaginarci come singole individualità, stesso vale per il nostro corpo, ma nulla può funzionare se non nel reciproco rapporto, laddove è la relazione a diventare fondamentale.
Tutto è interconnesso in un ordine nascosto, quanto ineffabile, che modula il micro e si riflette nel macro, in cui nessuno elemento può essere lasciato fuori, pena la cessazione della vita.
In questo campo comunitario si muovono le dinamiche che attivano l’unità nella molteplicità.
Basti pensare che siamo una comunità di circa 50 trilioni di abitanti cellulari. Quasi tutte le cellule che compongono il nostro corpo sono organismi individuali che hanno sviluppato una strategia di cooperazione finalizzata alla reciproca sopravvivenza e noi esseri umani ne condividiamo, congenitamente, i modelli base di comportamento essenziali.
Ogni cellula è, infatti, un essere senziente che cerca attivamente gli ambienti adatti alla sopravvivenza, evitando nel contempo quelli tossici ed ostili e apprendendo dall'esperienza.
Queste modifiche, quindi, possono essere trasmesse alle generazioni future esattamente come i modelli del DNA. La sopravvivenza della cellula dipende, dunque, dalla sua capacità di adattarsi dinamicamente ai continui cambiamenti. E più consapevolezza del suo ambiente possiede un organismo, migliori saranno le possibilità di sopravvivenza. Stesso principio vale per noi.
La cooperazione alla base della Vita
Per acquisire maggiore consapevolezza, e quindi aumentare le probabilità di sopravvivenza, le cellule cominciarono ad aggregarsi, prima in semplici colonie e, in seguito, in gruppi cellulari ad alto livello di organizzazione: in comunità con un piano d’azione comune. Queste, via via, andarono a costituire una rete nervosa distribuita e un processore centralizzato di informazioni, un cervello (Lipton, 2007). La funzione del cervello è quella di coordinare la comunicazione delle molecole-segnale all’interno della comunità. Di conseguenza, in una comunità cellulare ogni membro deve affidarsi alle sagge decisioni della propria autorità di consapevolezza. Il cervello controlla i sofisticati meccanismi cellulari del corpo. Ma non solo.
Con la progressione della linea evolutiva, la specializzazione cerebrale, attraverso il sistema limbico, ha offerto le basi per far compiere un importante salto all’organismo, grazie alla capacità di percepire e coordinare il flusso dei segnali di controllo del comportamento all’interno della comunità cellulare.
Ed è proprio questo il substrato neurale più antico che ci riporta a contatto con l’essenza della vita, su quel piano da cui, sia le cellule, che l’organismo intero, attraverso strutture e processi sempre più raffinati, ha iniziato a percepire, sentire e regolare il flusso di energia capace di instillare un continuum sensato tra dentro e fuori.
Questo diviene un punto molto importante da considerare per rintracciare quel filo comune da cui origina e prende forma il senso di realtà, ma anche il benessere. Il sistema limbico è quella struttura cerebrale presente nella parte più profonda e antica del telencefalo connessa alle emozioni, all’umore e al senso di autocoscienza che determina il comportamento individuale.
Ciò vuol dire che la voce dell’anima rappresentata dai sentimenti, custoditi in quella zona sommersa del nostro cervello, sono la base e il collante, che ha permesso e permette il fiorire perpetuo della vita.
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